Caffè sì o caffè no in perimenopausa? Ci sono alternative?

donna matura beve caffè

Il caffè è un piacere ma a volte bisogna sorbirlo con moderazione. In questo periodo potrebbe essere necessario ridurne l’assunzione oppure optare per qualche alternativa che non sia però una imitazione malriuscita. Ecco cosa fare.

Il caffè è un rito a cui non si rinuncia facilmente. Ma periodicamente finisce sul banco degli imputati per gli effetti collaterali che può avere essendo un eccitante. Nel caffè è contenuta infatti la caffeina, la più celebre sostanza psicoattiva e può avere effetti sul sistema nervoso, ma anche sul sistema endocrino e cardiovascolare.

Se in questo periodo sei alle prese con alcuni dei fastidi più comuni della perimenopausa come vampate di calore, gli sbalzi d’umore o l’insonnia, probabilmente ti sei già fermata a riflettere sulla possibilità di ridurre il numero delle tazzine di caffè e dunque della caffeina che assumi ogni giorno.

In questo articolo, oltre a parlarti del rapporto tra  caffè e eccitazione, ti suggeriamo 8 valide alternative e ti spieghiamo quali potrebbero essere i pro e i contro per il tuo organismo se deciderai di smettere di assumere caffeina.

Conferme e smentite (clamorose) sul caffè e sui suoi effetti

Se ami il caffè, il suo gusto, il suo profumo e proprio non ne puoi fare a meno, ecco alcuni luoghi comuni e dicerie popolari sui quali dovresti conoscere la verità scientifica.

Dopo il caffè mi viene da andare in bagno: vero!

Il caffè, o meglio, la caffeina in esso contenuta, agisce come diuretico perché aumenta il flusso sanguigno anche nei reni. Oltre ciò gli acidi del caffè e i tannini (gli stessi presenti anche nel vino) stimolano la peristalsi e cioè l’attività dei muscoli intestinali. Per questo motivo, specialmente il primo caffè del mattino (se bevuto a stomaco vuoto), può avere effetti sulla regolarità.

Dopo il caffè mi viene l’ansia/le palpitazioni: vero!

Forse è l’effetto più conosciuto del caffè e dei suoi componenti: quello eccitante. Il caffè aumenta la pressione e quindi chi soffre di ipertensione dovrebbe limitarne il consumo al massimo.

Per questo stesso motivo, se la notte ti capita spesso di avvertire palpitazioni, se soffri di ansia o attacchi di panico dovresti analizzare il tuo consumo quotidiano e parlarne con il medico. Probabilmente sarà necessario ridurre o eliminare questo piccolo piacere quotidiano per il bene della tua salute.

Il caffè fa dimagrire: sì, ma…

Da qualche anno a questa parte, complice anche l’industria cosmetica che ha inserito la caffeina fra i suoi principi attivi specialmente nelle creme anticellulite e nei prodotti dimagranti, si è diffusa una specie di leggenda metropolitana secondo la quale il caffè farebbe dimagrire.

La realtà è differente anche se le premesse potrebbero condurre a confermare questa tesi. Ciò che accade dopo l’assunzione di caffeina (quegli 80mg circa che sono contenuti in una tazzina di espresso) è che la temperatura corporea aumenta impercettibilmente e per effetto di questa termogenesi si consumano – effettivamente – più calorie per le medesime attività. Si può dire, dunque, che il caffè aumenti (anche se temporaneamente) il metabolismo: le catecolamine in esso contenute favoriscono l’aumento del metabolismo corporeo, della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e del numero di respiri per minuto.
Tuttavia questo “consumo extra” di calorie è talmente impercettibile da non poter essere l’unica causa di un dimagrimento né da costituirne le premesse.

Oltre ciò, la maggior parte delle persone beve caffè zuccherato (o dolcificato). Una tazzina con un cucchiaino di zucchero apporta molte più calorie di quante questo fenomeno riesca a bruciarne!

Dunque l’attenzione deve essere doppia: da un lato per la quantità di caffè consumata tutti i giorni, dall’altro anche per la quantità di zucchero o altro dolcificante che questo consumo porta con sé. Una bustina di zucchero apporta circa 30 calorie (circa 400kcal per 100 grammi).

Se bevo il caffè nel pomeriggio, poi la notte non dormo: falso!

La caffeina è una sostanza che viene assorbita molto rapidamente: un’ora dopo aver preso il caffè si registrano i picchi di concentrazione nel plasma. Già dopo 3 ore i livelli di caffeina nel sangue si riducono del 50% per essere completamente smaltiti in un’altra manciata di ore.

Per questi motivi, un caffè preso alle 4 di pomeriggio avrà totalmente esaurito il suo percorso e gli effetti nell’organismo alle 22. Niente che possa realmente interferire con una buona qualità del sonno.

“Prendo un caffè americano, è più leggero”: falso!

Il caffè americano è una preparazione complessa e lunga, difficile tanto quanto una moka. In Italia non c’è l’abitudine a sorbire questa bevanda perché si tende a preferire il nostro espresso cortissimo. Il caffè americano è lungo e dal gusto (questo sì) più leggero della tazzina italiana, tanto che molti – poco delicatamente – lo definiscono “annacquato”.

Si tratta di una infusione che – per questo motivo – può contenere fino a 3 volte più caffeina dell’espresso italiano. Attenzione dunque a consumarne nella stessa quantità e, soprattutto, con la stessa velocità. Il caffè americano, bevuto nel tradizionale “Mug”, una tazza alta e profonda, viene inteso come bevanda da bere lentamente e a piccoli sorsi, magari durante una intera mattinata di lavoro.

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Caffè e caffeina in menopausa: quali effetti collaterali?

Per tutto quanto abbiamo detto fin ora, è chiaro che la caffeina può accentuare alcuni disturbi caratteristici della perimenopausa. Ecco quali:

Cosa succede al tuo corpo se smetti di bere caffè: pro e contro

Detta così potrebbe creare un po’ di sgomento, ma tant’è: la caffeina è una droga, una sostanza  psicoattiva e dà dipendenza esattamente come qualsiasi altra sostanza definita tale.

Per questo motivo a volte potrebbe capitare che un’interruzione brusca del consumo di caffè, per scopi terapeutici oppure – magari – in occasione di un viaggio all’estero, potrebbe generare alcuni disturbi come mal di testa o spossatezza.

Tuttavia ci sono anche alcuni effetti positivi che smettere di bere caffè può portare:

  • ? Riduci zuccheri e calorie: se sei tra gli amanti del caffè zuccherato, sicuramente eliminando il rito della tazzina potrai tagliare di un bel po’ le calorie introdotte con i cucchiaini di zucchero. Sembrano innocui ma non lo sono, soprattutto nella fase in cui il tuo corpo si prepara alla fine dell’età fertile, un periodo di transizione e trasformazione in cui è necessario ridurre le calorie introdotte a fronte del fisiologico rallentamento del metabolismo e dell’aumentata tendenza a prendere peso che nessun espresso – per quanto buono – può compensare.
  • ? Ti rilassi più facilmente: nelle prime mattine in cui, al risveglio, non ti aspetterà la tua tazzina di caffè ti sembrerà di non riuscire a “carburare”, ma dopo un po’ l’organismo si abituerà alla mancanza di un “eccitante” e troverà il suo equilibrio, a tutto vantaggio del tuo relax.
  • ? Ti senti più stanca: interrompendo bruscamente l’assunzione di caffeina privi l’organismo di adrenalina a rapido rilascio che stimola naturalmente corpo e mente. Questo potrebbe acuire il senso di stanchezza, che già in perimenopausa può essere frequente perché il corpo è chiamato a faticare di più per adeguarsi alle fluttuazioni ormonali e persino portare qualche mal di testa.
  • ? Puoi soffrire di stipsi: il caffè aiuta il corretto funzionamento dell’intestino, per questo motivo senza la consueta tazzina del mattino potresti avere difficoltà con la tua attività intestinale, un disturbo che in menopausa può essere frequente perché le alterazioni nei livelli di estrogeni e progesterone hanno effetti anche sull’intestino. Per regolarizzare l’intestino esistono, però, tante altre alternative, come per esempio inserire nella dieta tisane, yogurt, più cereali e fibre.

8 alternative al caffè senza rinunciare al gusto

  • Caffè decaffeinato: è la soluzione più banale e anche la meno efficace perché pure un “deca” contiene caffeina, sebbene in quantità inferiori (circa 5-10 mg) rispetto al caffè tradizionale. Se vuoi solo ridurre l’assunzione di caffeina questo può essere un éscamotage, ma non è sicuramente la soluzione se decidi di eliminare la caffeina dalla tua alimentazione. Stesso discorso per il tè.
  • Ginseng: è ormai una moda dilagante quella di bere un estratto di questa radice dalle spiccate proprietà energizzanti e rinvigorenti per il sistema immunitario. Il ginseng piace molto come alternativa all’espresso ma viene zuccherato: questo non lo rende amico della linea.
  • Caffè d’orzo: alzi la mano chi non ha mai provato nella vita a “convertirsi” all’orzo (spesso con scarsi risultati in fatto di gusto e piacere). L’idea di un cereale nella tazzina, infatti, entusiasma poco, soprattutto perché l’orzo ha un sapore diverso e decisamente più leggero del caffè. I suoi punti di forza: privo di caffeina, contiene ferro, ha proprietà digestive e antiossidanti e favorisce la motilità intestinale al pari del caffè. E poi può essere preparato nella moka e questo inganna non poco i sensi. Ma non è caffè e non a tutti piace.
  • Caffè di farro: questo cereale è ricco di calcio, ferro, magnesio e potassio, sali minerali dei quali hai un aumentato fabbisogno in questa fase della tua vita. Puoi adoperarlo per prepararti un “finto caffè” direttamente nella moka oppure comprarlo liofilizzato e scioglierlo nell’acqua bollente per ottenere una bevanda (anche “lunga”) da bere persino come tisana della sera (il suo contenuto di magnesio ti aiuterà a rilassare i muscoli e riposare meglio). Ha un gusto piuttosto amaro che ricorda il caffè ma potrebbe indurti ad usare quantità eccessive di zucchero.
  • Matina: quasi nessuno conosce questa sostanza stimolante ed energizzante simile alla caffeina (e, attenta, ne contiene una minima quantità). La matina si ottiene dall’erba mate, tipica del sud America. Le sue foglie essiccate si trovano in erboristeria e nei negozi biologici: puoi usarle per preparare una tisana sia fredda che calda, a cui aggiungere, a piacere, anche il latte. La matina stimola il metabolismo e la diuresi, ha proprietà antiossidanti e un gusto gradevole perché è dolce e erbacea.
  • Caffè di tarassaco: arriva dall’America anche questo, stavolta non per l’origine della pianta ma per il dilagare della moda. Il caffè di tarassaco si trova facilmente anche da noi in tutti i negozi biologici. Può rappresentare una valida alternativa al caffè e non contiene caffeina. In più, vanta le stesse proprietà antinfiammatorie e gli stessi effetti benefici sul fegato tipici della pianta nota sin dall’antichità per le sue virtù medicamentose. Il caffè di tarassaco è sconsigliato in caso di calcoli renali, biliari e ulcere dello stomaco perché aumenta la produzione di bile e il livello dei succhi gastrici, quindi può causare rispettivamente coliche e bruciori.
  • Caffè di cicoria: tristemente noto durante la guerra, quando il caffè era un vero lusso, il caffè di cicoria è una bevanda ricavata dalle radici essiccate e macinate. In erboristeria puoi facilmente trovarla in versione macinata (adatta alla moka), in grani o solubile. Come la cicoria, ha un sapore amarognolo e per questo ricorda vagamente quello del caffè. Vanta proprietà antiossidanti (la cicoria è ricca di polifenoli), lassative, digestive e disintossicanti e rinforza il sistema immunitario.
  • Succo di grano: è una bevanda dal bel colore verde intenso che si produce con un mix di frumento, orzo e farro raccolti appena germogliati. Venduti sotto forma di polvere (solubile istantaneamente in acqua), assicurano energia immediata, elevata resistenza fisica e una potente azione di contrasto della stanchezza. Le eccellenti proprietà benefiche del succo di grano ne hanno già decretato il successo negli Stati Uniti, dove questa bevanda ha già conquistato le star: il succo di grano aumenta le difese immunitarie, depura l’organismo, favorisce la digestione ed è ricco di sali minerali (zinco, rame, ferro e magnesio), vitamine e antiossidanti.

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I medici e i professionisti che hanno contribuito alla realizzazione e alla validazione scientifica dei nostri contenuti.
Medico chirurgo, specializzato in ostetricia e ginecologia

Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica dell’Ospedale San Raffaele Resnati di Milano

Dottore in scienze motorie

PhD, docente presso Università degli Studi di Bergamo

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